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La storia di Massimo imprenditore ed ex Sindaco di Adria scottato dal rapporto con Benetton

“IL MIO ULTIMO PENSIERO VA AI COLLEGHI CHE SI SONO TOLTI LA VITA […] CHE POSSIAMO NOI VITTIME DELLO PSEUDO FRANCHISING RITROVARE UN PO’ DI SERENITA’ DOPO ANNI DI SOFFERENZE E GRANDI DELUSIONI” – MASSIMO BOBO BARJUANI EX AMMINISTRATORE BOBO S.R.L. GIA’ SINDACO DELLA CITTA’ DI ADRIA.

Riceviamo e pubblichiamo sul blog dell’Unione dei Commercianti Bistrattati U.C.B. Family una lettera scritta da un ex commerciante Massimo Barjuani costretto a chiudere il proprio negozio dopo un tribolato divorzio dal Gruppo Benetton. Si tratta di una testimonianza drammatica che cerca di ricostruire l’intricata vicenda contrattuale comune a diversi imprenditori che gestiscono negozi in franchising, dalle parole di Massimo, scritte con notevole trasporto, viene fuori tutta la sofferenza fisica e psicologica di chi ce la mette tutta per mandare avanti un’attività commerciale ma si ritrova a combattere contro i mulini a vento.

La storia commerciale della mia famiglia inizia nel lontano 1943. Mio padre Silvio, detto Bobo, si recava con una bicicletta dotata di un ampio portapacchi ad Adria e nelle piazze dei comuni limitrofi per vendere lamette, schiuma e pennelli da barba. Poi un po’ alla volta insieme ai fratelli riuscì nell’impresa di divenire ambulante in pianta stabile con un banco di borse ed accessori e per l’abbigliamento. Nel 1959 aprì nella via centrale di Adria il suo primo negozio che era gestito da mia madre Liliana proponendo sempre borse ed accessori. Erano gli anni d’oro del boom economico italiano e un po’ alla volta dopo tantissimi sacrifici e amore per il proprio lavoro , riuscì a comperare due negozi di grande metratura dove trasferì la propria attività.

Nel 1984 fu aperto il negozio di calzature “Bobo Calzature” gestito dal sottoscritto dopo aver terminato gli studi. Divenne questo negozio un punto di riferimento per l’intero Polesine proponendo le più importanti aziende aziende di calzature e accessori moda. 

Nel 1991 venni avvicinato dall’agenzia triveneta di Benetton per aprire un punti vendita Sisley adiacente ai negozi di calzature, borse e valigie. Nel 1992 dopo aver investito 90.000.000 delle vecchie lire, anche ad Adria venne aperto il punto vendita Sisley su una superficie di 55 mq, con un magazzino non comunicante di 70 mq. Sono stati per me gli anni migliori del commercio, e nel 1996 l’agenzia mi propose di rilevare, sempre ad Adria, la gestione anche dei negozi con il marchio Benetton e 012. Dopo lunghe trattative ed un esborso importante di risorse economiche, subentrai nella gestione anche dei bue negozi dei marchi storici del Gruppo di Ponzano Veneto, rilevando anche il personale dipendente.

Dopo solo due anni, però, i Benetton iniziarono a pretendere un nuovo negozio con una metratura più ampia che potesse soddisfare la nuova esigenza espositiva dei capi di abbigliamento e nel 2000 riuscii a soddisfare le loro esigenze accollandomi un investimento di circa un miliardo di vecchie lire.

Poi però nel 2007 inspiegabilmente, l’agenzia di Treviso, in maniera molto esplicita, mi disse che se non avessi adeguato il mio negozio Sisley alle nuove caratteristiche espositive, mi avrebbero revocato gli ordini e li avrebbero ceduti gratuitamente ad un mio collega che era pronto ad investire su Adria.

Evidentemente i 55 mq del mio negozio per loro non erano sufficienti per una piccola città come Adria e nonostante le mie proteste e colloqui con l’amministratore del triveneto nel 2009 apri il nuovo Sisley con il nuovo gestore.

Fu questo lo sbaglio più grande della mia carriera, dovevo prendere le insegne del negozio Benetton e 012 e buttarle nel marciapiede e chiudere ogni tipo di rapporto. Iniziava anche la grande crisi alimentata anche dai campionari, proposte ed obblighi non più calibrati con il momento difficile che si stava attraversando.

Nel 2011 però, dopo che il nuovo negozio Sisley aveva chiuso (è durato soltanto due anni) mi riproposero la collaborazione per riaprire il punto vendita ancora nel mio negozio di 55 mq. Purtroppo credetti ancora che la crisi fosse dietro le spalle ed accettai la loro proposta dopo aver fatto l’ennesimo investimento. Dovetti acquistare il nuovo arredamento e adeguare anche la struttura dell’edificio di mia proprietà. La crisi però era sempre più devastante anche a causa di un prodotto non più all’altezza delle esigenze della clientela: in poche parole caro e ripetitivo.

Nel 2014 e precisamente il 28 ottobre, dopo aver rinunciato a proseguire il rapporto di lavoro con Benetton mi arrivò l’ufficiale giudiziario accompagnato dall’avvocato dei Benetton pregandomi di abbassare le serrande dopo aver ricevuto il decreto ingiuntivo. Avevo anche trovato precedentemente un accordo economico con l’agenzia triveneta, accordo che non fu considerato dalla Benetton dopo che la stessa agenzia interruppe la collaborazione con il gruppo di Ponzano Veneto.

Il 28 ottobre è stampato nella mia mente in maniera indelebile. Tutta la mia storia commerciale, la storia della mia famiglia, venne spazzata via dalla prepotenza, arroganza economica del “gruppo multicolors” Tra l’altro dopo aver ricoperto la carica di Presidente dei Commercianti locali, dal 2009 ricoprivo la carica di Primo Cittadino della città di Adria. Non potete immaginare come venne strumentalizzata la mia triste vicenda a livello mediatico e devo ringraziare la mia famiglia, i miei amici se sono riuscito a guardare avanti e a non farmi prendere dalla disperazione.

Ora dopo l’esperienza in politica lavoro all’estero in giro per l’Europa da circa un anno e ho potuto constatare che i punti di vendita Benetton sono praticamente spariti. Allora non era proprio colpa dei gestori, ma probabilmente della scellerata gestione del management dell’azienda che ha sperperato un così importante tessuto commerciale fatto anche di piccoli imprenditori come nel mio caso.

Ultimo pensiero va ai colleghi che si sono tolti la vita, sperando che la giustizia faccia luce sul modus operandi dell’azienda trevigiana e che possiamo noi tutti vittime dello pseudo franchising, ritrovare un po’ di serenità dopo anni di sofferenze e grandi delusioni.

Fonte: Massimo Bobo Barjuani ex amministratore Bobo s.r.l. già Sindaco della città di Adria

One comment

  1. Leggo con rammarico e molta tristezza vicende vissute in primis…. la modalita’ di obbligare ad ampliare altrimenti alla porta c ‘erano altri investitori e dall’ altra che eravamo solo un numero..un codice e’ basta!!!

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