CHIUDONO ALTRI TRE NEGOZI DI ABBIGLIAMENTO TARGATI UNITED COLORS OF BENETTON E SISLEY A SESTO CALENDE E LAVENO MOMBELLO IN PROVINCIA DI VARESE. “TUTTE LE ATTIVITA’ SONO ESSENZIALI” ” I BENETTON GUADAGNANO CON LE AUTOSTRADE” PIOGGIA DI COMMENTI NEGATIVI CONTRO IL GOVERNO E CONTRO LA FAMILY SULLA PAGINA FACEBOOK DEL MAGAZINE VARESE NEWS.
L’articolo che proponiamo oggi ai lettori del Blog dell’ Unione dei Commercianti Bistrattati UCB Family è una tripla brutta notizia riportata dal magazine on line Varese News sulla chiusura dei tre negozi Benetton e Sisley di Sesto Calende e Laveno Mombello, ricordiamo che come sempre è possibile leggere il pezzo originale cliccando sul link “fonte” al termine di questo post.
La storia di Maurizia e Nicoletta Bellorini è iniziata ben trentatré anni fa quando le due sorelle imprenditrici con esperienza, decisero di aprire un negozio di abbigliamento United Colors of Benetton a Sesto Calende, erano tempi buoni per il commercio e gli affari andavano bene, tanto da convincerle ad aprire un altro punto vendita Benetton a Laveno Mondello e poi un altro ancora, questa volta Sisley, di nuovo a Sesto Calende, fino a ieri quando, purtroppo per l’ultima volta sono state costrette ad abbassare le saracinesche.
Il nostro lavoro ci impone di acquistare la merce con un anno d’anticipo, ma il continuo modificarsi delle normative rende impossibile pianificare così lontano. L’anno scorso abbiamo dovuto restare chiusi per quattro mesi. Gli aiuti sono arrivati, ma non sono bastati per coprire le perdite. inoltre, lo smartworking e gli spostamenti limitati hanno portato molti nostri clienti a non sentire più il bisogno di acquistare nuovi capi d’abbigliamento
Una storia triste simile a molte altre che abbiamo dovuto raccontare in questi ultimi anni su questo blog, questa volta a causa della pandemia di Covid 19 che ormai da più di un anno sta mettendo a dura prova la resistenza di tantissimi imprenditori italiani, che va a sommarsi ai già noti problemi legati alla crisi generale del commercio al dettaglio e ai sempre più difficili rapporti tra retailers e grandi marchi come Benetton che obbligano i commercianti a rifornirsi di merce imponendo accordi quasi sempre svantaggiosi solo per i negozianti.
E così oltre alla chiusura dei tre negozi Benetton e Sisley, vanno a casa anche otto dipendenti che dopo tanti anni sono rimasti senza lavoro.
“Per anni abbiamo reagito alla crisi del commercio anche con un certo successo, per tutelare i posti di lavoro delle nostre otto dipendenti. Col Covid, però, non riusciamo più ad andare avanti”
Questo è l’altro aspetto terribile di vicende simili, quando un imprenditore è costretto a chiudere la propria attività ne pagano sempre le conseguenze anche i lavoratori dipendenti e i collaboratori che in questo particolare periodo faticheranno non poco a trovare una nuova occupazione ( noi ci auguriamo che possano trovare subitissimo una nuova occupazione).
“Non esistono attività non essenziali, dietro quel negozio c’è una famiglia†E ancora “Era ora tanto i Benetton guadagnano con le autostrade”. La reazione dei social ha stupito tutti per il grande affetto tributato alle due titolari da parte dei lettori della Pagina Ufficiale Varese News che ha riportato la notizia, ma soprattutto per la durezza dei commenti nei confronti della famiglia Benetton e del Governo che non avrebbero sostenuto a dovere le attività commerciali. Giudizi di questo tenore sono ormai comuni nell’opinione pubblica e in parte sicuramente giusti, leggendo la sfilza di commenti infatti è impossibile non rendersi conto di quanti negozi di abbigliamento targati United Colors of Benetton stiano chiudendo in Italia negli ultimi tempi, molti di più di quelli che riusciamo a segnalare in questo blog. Il Covid sta facendo precipitare le cose, ma sono tanti e antichi i problemi buttati sulle spalle dei nostri imprenditori.
Ennesima triste storia.
Siamo sicuri che sia solo colpa della pandemia? Due imprenditrici che hanno dedicato anima e corpo per 35 anni a questa azienda ed ora? Cosa succederà ? Ne abbiamo lette e visuute tante spero che almeno loro si salvino!
Certo anche il loro personale avrà una ritta botta anche perché di questi tempi non è facile trovare un altro lavoro e anche qui si ripete una storia, cento storie…., già vissute.
Dipendenti che chiedono la naspi e graveranno come tutti i “nostri” sulle spalle dello stato.
Mi spiace tanto.
Vorrei non leggere più storie come questa