United Colors of Money – L’impero Benetton tra declino, silenzi e commercianti abbandonati

Una dinastia che ha dominato per decenni l’economia italiana e l’immaginario collettivo. Un marchio che vestiva il mondo e ora si ritrova svuotato di senso, identità e punti vendita. L’inchiesta “United Colors of Money”, a cura di Salvatore Gulisano, firmata da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini, andata in onda all’interno di Piazzapulita su La7 il 19 maggio 2025, è un atto di accusa duro e necessario contro i Benetton e contro il modello di capitalismo dinastico che da troppo tempo elude il confronto con la realtà meritocratica.

United Money of Benetton foto di famiglia Vanity Fair

Una famiglia divisa, un marchio da rifondare

Il racconto parte da Ponzano Veneto, quartier generale dell’impero Benetton, e si snoda tra ritratti familiari corrosi, manager poco trasparenti e messi lì solo per fare da parafulmine, commercianti esasperati e domande rimaste senza risposta.

Il volto più esposto è quello di Alessandro Benetton, che si autodefinisce l’unico vero imprenditore della famiglia. Gli altri – cugini e parenti vari – vengono liquidati come “figli di ricchi con la pancia piena”. La frattura è profonda, viscerale. Ma a sorprendere è che, nonostante le critiche e l’ammissione (parziale) delle responsabilità familiari nella gestione fallimentare del gruppo, Alessandro non si concede ai microfoni della redazione. Nessuna intervista, nessun faccia a faccia. Solo messaggi registrati e dichiarazioni controllate. Il confronto diretto viene evitato. Un’imprenditoria che predica il rischio ma rifiuta la trasparenza.

La contraddizione è palpabile, da un lato Alessandro mette online di continuo post su TikTok ed Instagram, dove il mantra è la discontinuità con la vecchia gestione, l’inclusione e la sostenibilità. Al contrario invece sono i risultati della sua gestione, materiale, cinica, fredda ed irriconoscente. Tagli di personale, chiusura di negozi sempre alla ricerca del profitto anche a scapito della propria reputazione.

La trasmissione inoltre accende i riflettori su una amara verità, il rapporto tra Luciano Benetton ed il figlio Alessandro. I due sembrano essere rivali piuttosto che alleati, dove il primo sembra aver abdicato al proprio figlio Alessandro, poiché non aveva di meglio in famiglia. 

Claudio Sforza, la domanda che brucia

Il nuovo amministratore delegato, Claudio Sforza, si trova a fronteggiare un quesito tanto diretto quanto spiazzante:

“Come pensa di rilanciare il marchio Benetton chiudendo i negozi?”

Una domanda che resta sospesa nell’aria, come i capi invenduti nei magazzini dei rivenditori. La strategia – se così si può chiamare – sembra quella del ritiro, della contrazione. Ma si può davvero rilanciare un brand internazionale facendo a meno della propria rete commerciale?

United Money of Benetton - UCB Family Unione Commercianti Bistratti

I commercianti bistrattati: la voce fuori dal coro

United Money of Benetton - UCB Family Alessia CapocciaA dare un volto umano alla crisi, ci pensano loro: i Commercianti Bistrattati, quegli stessi negozianti che per decenni hanno fatto la fortuna del gruppo, esponendo i colori Benetton nelle vetrine d’Italia e del mondo.

Oggi si ritrovano soli, messi all’angolo da quel partner commerciale che poi non si è rivelato tale e che li tratta come fastidi da liquidare e, all’occorrenza, da chiudere.

UCB FAMILY MASSIMO BARBUJANIA rappresentarli c’è il Comitato UCB Family – Unione dei Commercianti Bistrattati, guidato da Alessia Capoccia e rappresentato da tanti commercianti come  Massimo Barbujani. Le loro parole sono lapidarie:

“Non eravamo partner, eravamo sudditi. Ci imponevano collezioni, prezzi e scelte che ci facevano affondare. E adesso, nemmeno una telefonata.”

Nel nome della riorganizzazione, intere attività familiari sono state cancellate. Chi aveva investito la propria vita nel brand si ritrova ora con le saracinesche abbassate e nessuna alternativa.

Il prezzo del silenzio

L’inchiesta di Salvatore Gulisano si concentra sulla pagina più nera della famiglia Benetton: la tragedia del Ponte Morandi, con 43 vittime e un processo ancora in corso. Anche qui, nessuno della famiglia si è mai seduto a un tavolo con i parenti delle vittime. 

Il massimo concesso è una dichiarazione sfuggente di Alessandro, che parla di “responsabilità morali”, con molti “se” e troppi “ma”. Mai un confronto, mai un’assunzione piena di colpa. Anche il dolore, come il business, viene amministrato a distanza.

United Money of Benetton - Ponte Morandi Polcevera

Il potere condizionante della famiglia

L’intervista all’ex premier Giuseppe Conte, ci ha rivelato nuovi elementi, forse sinora poco valutati con attenzione dalle masse. Conte da tempo messo sul banco degli imputati, per aver accordato un maxi-compenso di oltre 8 miliardi di euro in cambio della cessione delle autostrade in favore di Cassa Depositi e Prestiti e dei fondi esteri.

Dall’intervista è emerso che le ingerenze del gruppo Benetton durante tutta la trattiva hanno pesantemente condizionato l’esito della stessa in favore proprio dei Benetton e a discapito dello stato già danneggiato per la mala gestione delle manutenzioni autostradali.

L’ex Premier Conte, senza veli, ha candidamente ammesso che il potere dei Benetton è immenso, difficile da contrastare anche per un governo. L’attività di lobbying attuata è immensa, essendo i Benetton azionisti in banche, mezzi di comunicazione e tanto altro, quali principali quotidiani oltre a poter contare su agganci politici trasversali, di ogni colore. 

Un impero senza anima?

Quel che resta del mondo Benetton è un’immagine sbiadita. Un marchio nato per rivoluzionare la moda e diventato emblema del capitalismo ereditario, dove il potere si trasmette per DNA e non per meriti. Dove il coraggio di osare è stato sostituito dalla paura di rispondere.

United Money of Benetton

La parabola dei Benetton, così come emerge in “United Colors of Money”, è quella di un impero che si è perso nella propria arroganza, con la pancia piena.

I Commercianti Bistrattati, ormai agli occhi di tutti “le vittime”, a tutt’oggi non hanno ancora avuto un euro di risarcimento nonostante le ormai ragioni consacrate anche da provvedimenti giudiziari, quale il recente bollettino del garante della concorrenza. 

FONTI:

Guarda l’inchiesta completa United Money of Benetton su La7

 

4 commenti su “United Colors of Money – L’impero Benetton tra declino, silenzi e commercianti abbandonati”

  1. Interessati le dichiarazioni di Claudio Sforza!

    Scarica implicitamente all’esterno la responsabilità del fallimento di molti punti vendita. Lo fa attribuendo le difficoltà a una presunta rigidità degli imprenditori affiliati, incapaci – secondo lui – di adattarsi ai cambiamenti del mercato.
    Ma Benetton si è mai adattata ai cambiamenti del mercato?
    No, anzi. È stata spesso rigida, autoreferenziale, lenta nel cogliere le trasformazioni del retail. Ha mantenuto modelli contrattuali arcaici. Ha trattato il canale affiliato come terminale passivo, e non come partner da valorizzare.

    Afferma che Benetton non è un istituto finanziario!
    Per anni ha scaricato stock invendibili ai rivenditori. Altro che prestiti, ma scarico di magazzino.
    Parlare di “credito non restituito” quando si trattava di stock invendibili è una narrazione manipolatoria, che capovolge la realtà per addossare colpe a chi ha subito le decisioni, non a chi le ha prese!
    Definire questa prassi “un’erogazione di liquidità” è un insulto all’intelligenza!
    Se la merce era invendibile, non era liquidità: era zavorra. E chi ha deciso cosa, quanto e quando spedire quella merce? Sempre Benetton.

    • hanno proprio la faccia di tolla !! scandalosi mi è venuto un nervoso …..loro non hanno mai colpa !! presuntuosi anche di fronte alla realta !
      non ha detto che hanno chiuso numerosi loro negozi retail !! anche li c erano imprenditori con poca visione ? no comment !!

    • Sarebbe stato bello poter chiedere personalmente al dottor Sforza se veramente crede che la causa di tutto ciò siamo stati noi ex commercianti.
      Troppe sono state le chiusure negli ultimi anni ma in particolare in questo ultimo
      Forse sarebbe più veritiero ammettere che la loro gestione è stata una mal gestione !

  2. In qualità di presidente di UCB ma soprattutto di Alessia Capoccia ,desidero ringraziare di cuore Salvatore Gulisano per la sua inchiesta coraggiosa e lucida, così come tutta la redazione di “100 minuti” , per aver acceso i riflettori su una vicenda che ha ferito profondamente centinaia di commercianti, famiglie e comunità.

    “United Colors of Money” è più di un’inchiesta: è un atto di verità contro un potere che per troppo tempo si è nascosto dietro al prestigio di un marchio e alla retorica dell’innovazione, eludendo ogni responsabilità. La storia dei Benetton, come ben evidenziato, è oggi la parabola di un impero che ha sacrificato le persone sull’altare del profitto, abbandonando chi ha costruito la rete commerciale sul territorio, trattando gli affiliati come sudditi e non come partner.

    Colpisce la freddezza con cui Alessandro Benetton parla di discontinuità, sostenibilità e rinnovamento, mentre nei fatti si traduce in tagli, chiusure e silenzi. Gravissimo poi il disprezzo verso i commercianti, lasciati soli e senza alcuna forma di riconoscimento, nemmeno una telefonata. E ancora più inaccettabile è la gestione distante e sfuggente di una tragedia come quella del Ponte Morandi, con 43 vite spezzate e nessuna assunzione piena di responsabilità.

    Grazie per aver dato voce ai “Commercianti Bistrattati”, per non aver accettato la narrazione imposta e per aver restituito dignità a chi è stato dimenticato. Continuerò a seguire e a sostenere il vostro lavoro
    Un grazie particolare alla redazione di questo Blog sempre attenta alle nostre esigenze

    Alessia Capoccia

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