BENETTON CHIUDE IN MOLISE, IL SUO CLIENTE STORICO SALVATORE BARRICELLI DAVA LAVORO A 40 PERSONEÂ
Lavoro da quando ero un ragazzino nell’azienda della mia famiglia Benetton. Successivamente, con l’aumentare della mia esperienza nel settore, ho deciso di incrementare anche il numero dei punti vendita del brand che gestivo.
Purtroppo a causa della cattiva politica commerciale del gruppo mi sono visto costretto a interrompere i rapporti di lavoro con loro. La mia azienda è fallita nel 2013, dopo ben 25 anni di attività in Benetton e dopo aver contribuito alla crescita del marchio.
I punti vendita erano stati aperti a Campobasso, Termoli, Isernia, Agnone: si trattava di negozi sia con il marchio Benetton che Sisley, con collezioni pensate per bambini. In tutti questi anni ho investito tutto ciò che possedevo per portare avanti il mio sogno targato Benetton, e nel momento in cui la crisi avanzava sono state scaricate tutte le colpe su di me, senza pensare minimamente a tutti gli impegni economici che ho dovuto sopportare per le varie aperture delle attività .
La mia azienda aveva 40 dipendenti e diversi responsabili, alcuni di essi erano membri della mia famiglia. Il rapporto con il gruppo Benetton veniva gestito dall’agente di zona che dettava budget, programmi di nuove aperture e tutte le varie politiche di vendita, vietando di acquistare da altri fornitori, e imponendo prezzi di vendita, e pianificazione delle promozioni. Pertanto non ero mai totalmente libero di prendere qualsiasi iniziativa.
Le difficoltà sono nate nel momento in cui Benetton ha accusato il colpo della concorrenza dei vari marchi delle multinazionali come Zara, H&M, e vari brand alla moda ma che mantenevano prezzi modici. In più in Italia è arrivata la crisi nel 2010.
Benetton non ha saputo reagire alle esigenze del mercato, e con una gestione malavitosa dei suoi manager (così ha dichiarato Luciano Benetton) hanno scaricato tutto il rischio su centinaia di imprenditori che per decenni hanno creduto sui loro marchi, facendo diventare Benetton leader mondiale.
Sono riusciti a portare tutti noi al fallimento, a perdere tutto ciò che avevamo costruito in decenni di sacrifici, perdendo casa, dignità e per alcuni anche la voglia di vivere.
Ho cercato in vari modi di trovare una soluzione che mi permettesse di far fronte alle perdite delle attività , confrontandoci con i manager dell’amministrazione di Benetton, ma la loro unica risposta era sempre la stessa: “devi pagare, il problema non è certo nostro!â€
Mai un aiuto, mai un supporto per risolvere i problemi che loro stessi mi avevano arrecato. Come se non bastasse i prodotti Benetton non erano più al passo con i tempi, e il rapporto qualità prezzo non era adeguato. L’unica proposta che ho ricevuto da parte loro è stata quella di cedere a loro tutti i miei negozi in cambio di una riduzione del debito.
Questa triste storia si è conclusa con il mio fallimento e purtroppo, essendo fideiussore con le banche e avendo mutui non pagati, ho attivato una procedura di liquidazione dei miei beni, messi all’asta. Oggi non possiedo più nulla!
Ma possibile che un’azienda di quelle dimensioni con un marchio così importante abbia avuto un comportamento così scorretto nei confronti dei suoi migliori clienti che hanno contribuito a rendere grande il marchio? Possibile che non abbia voluto trovare una soluzione che potesse mettere tutti noi nelle condizioni di continuare a gestire i diversi punti vendita?
Che strategia è quella di mandare sul lastrico migliaia di persone tra dipendenti e imprenditori? Ancora oggi non riesco a capacitarmi e trovare delle risposte a tutte le mie domande! Mi piacerebbe che a rispondere sia proprio Luciano Benetton.
“la mia azienda e fallita nel 2013 dopo 25 anni di cillaboraziome” c e chi dopo 25 anni festeggia le nozze d argento e chi invece ti da un calcio nel sedere e ti da il ben servito!
Incredibile questo modus operandi!