Non sono recenti ma fanno pur sempre notizia i tagli che la multinazionale Benetton ha effettuato su diversi rami e marchi a sé afferenti. Se lo sono domandato in molti, infatti, che fine avessero fatti i marchi Playlife, Killer Loop, Jean’s West e Anthology of Cotton.
La risposta è molto semplice: sono stati sacrificati a favore di una generale ristrutturazione aziendale per “rifocalizzare il business” e procedere in questo senso ad un consolidamento aziendale.
Il trend delle vendite, infatti, negli ultimi anni aveva visto una tendenza verso il basso con la conseguente necessità di eliminare fattori di spesa considerati troppo elevati da sostenere.
I primi ad aver avuto le conseguenze peggiori sono stati i marchi minori, più di nicchia e tra quelli che hanno maggiormente risentito di una decrescita di fatturato.
Al loro seguito, però, sono arrivati anche i due marchi maggiori: United Colors e Sisley.
Per tutti la prima e più immediata azione è stato, oltre alla cancellazione dei marchi minori, chiudere alcuni tra i maggiori negozi a gestione diretta; si tratta di ben 26 negozi legati ai marchi minori e 27 dedicati invece a Benetton e Sisley, sempre a gestione diretta, con un totale di addetti coinvolti di oltre 200 persone.
Un “passaggio dovuto” come ha definito a suo tempo l’AD del gruppo Biagio Chiarolanza, che è stato reso necessario per evitare effetti ben più gravi sul breve e medio termine.
Una serie di azioni da parte del gruppo di Ponzano Veneto che ha scatenato a suo tempo una ridda di voci e malcontento tra i lavoratori e i sindacati contro una decisione che sembra andare in senso contrario a quella filosofia di apertura nei confronti dei lavoratori di cui Benetton, anche attraverso le campagne pubblicitarie firmate da Oliviero Toscani, si è sempre fatta lustro.
Una notizia che, ancora oggi, a distanza di tempo da quella drammatica decisione, fa ancora un certo triste effetto e cancella, così, il colorato approccio alla vita che è sempre stato legato allo storico marchio veneto.