Il “caso Benetton” continua a scuotere il commercio cittadino di Bari, secondo le notizie riportate dalla Gazzetta del Mezzogiorno, il Gruppo Benetton avrebbe negato ogni transazione con la società Primavera Srl, ex licenziataria del marchio Benetton in Puglia. Dopo anni di collaborazione, lo storico rapporto commerciale con il colosso veneto dell’abbigliamento si è concluso in uno scontro aspro che ha portato Primavera sull’orlo della liquidazione giudiziale.
Dallo sviluppo all’abbandono: l’inversione di rotta Benetton
Solo un anno fa, Primavera riceveva da Benetton incoraggiamenti ad aprire nuovi store – come quelli a Trani e Monopoli – nel segno di un’espansione che sembrava confermare la solidità del legame tra le due realtà. Ma nei bilanci del gruppo veneto emerge un buco da 240 milioni di euro e il nuovo management cambia strategia: addio alla “chiusura ordinata” dei rapporti, benvenuti i decreti ingiuntivi, per un totale di circa 7 milioni di euro a carico di Primavera.
Una decisione drastica, che ha messo la società barese in grave difficoltà finanziaria, nonostante l’assenza di debiti fiscali o previdenziali. Il risultato: negozi chiusi, vetrine vuote, lavoratori in attesa di un futuro.
La proposta del competitor OVS
Nel tentativo di evitare il tracollo, Primavera ha avviato la procedura di composizione negoziata della crisi, come previsto dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa. In parallelo, era pronto un accordo commerciale con la catena OVS, intenzionata a subentrare nella gestione di 11 punti vendita.
Una proposta seria, riconosciuta anche dall’esperto nominato dalla Camera di Commercio. Ma Benetton ha rifiutato qualsiasi accordo transattivo, facendo naufragare il piano di salvataggio. Secondo il Tribunale di Bari, sono venute meno le «prospettive di risanamento» del gruppo.
L’accusa di abuso di dipendenza economica
Alla base della rottura tra le due aziende c’è anche un’accusa grave. Primavera sostiene che Benetton abbia operato come un monocommittente, imponendo scelte su quantità e assortimenti, contribuendo all’accumulo di merce invenduta e all’aggravarsi della situazione finanziaria. L’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) ha già definito la condotta di Benetton come un abuso di dipendenza economica.
Un filo di speranza: il concordato semplificato
Nonostante tutto, Primavera non si arrende. Assistita dallo studio Lexacta di Milano e dal commercialista barese Elbano De Nuccio, la società ha chiesto e ottenuto l’ammissione prenotativa al concordato semplificato di gruppo. È uno strumento nuovo, poco utilizzato in Italia, ma che potrebbe consentire il salvataggio dell’attività aziendale e la tutela dei posti di lavoro, seppur in forma indiretta.
Negozi chiusi e vetrine vuote, ma battaglia ancora aperta
Il caso Primavera–Benetton è emblematico di quanto possano essere fragili le relazioni commerciali, anche le più consolidate. A pagare il prezzo più alto, come sempre, sono i commercianti, i lavoratori e il tessuto economico locale. Ma con il concordato semplificato, si apre una finestra di opportunità, che potrebbe evitare la definitiva chiusura del sipario.
Per ora, la partita si gioca ancora nelle aule di giustizia. E in quelle, si sa, nulla è scontato.
FONTE: La Gazzetta del Mezzogiorno
> Alla luce delle numerose chiusure registrate, mi permetto di rivolgere una domanda all’attuale amministrazione e, se possibile, al dott. Alessandro Benetton:
È davvero ancora vostra convinzione che le responsabilità siano da attribuire esclusivamente agli ex negozianti?
Non ritenete sarebbe un atto di trasparenza e intelligenza manageriale riconoscere gli errori compiuti nella gestione di un marchio che, un tempo, rappresentava un’eccellenza italiana?
Alessia, spero tanto che la tua domanda abbia una risposta, ma credo che come al solito, la colpa di tutto quello che è successo, verrà data a noi commercianti che abbiamo pagato caro l’attaccamento a questo marchio