United Victims of Benetton

REPORT SI OCCUPA DI BENETTON 

Lo scorso dicembre la nota trasmissione di investigazione giornalistica, Report, ha voluto approfondire i rapporti commerciali del gruppo Benetton con i propri clienti.

Il colosso veneto, che vanta attività che vanno dalla gestione autostradale, Autogrill ed aeroporti, non è stato esente da problemi anche nel loro core business, l’abbigliamento.

Alcuni imprenditori intervistati da Report descrivono il loro rapporto commerciale come rapporto a “senso unico”, dove Benetton la faceva da padrone nelle scelte imprenditoriali.

La testimonianza più viva del mancato successo della formula commerciale si trova nei numeri, cioè il numero dei negozi presenti in Italia nel 2010, 3000 negozi e quelli che troviamo oggi, solo poco meno di 1000.

A farne le spese della drastica riduzione dei negozi sono stati proprio i commercianti che ridotti al lastrico non hanno avuto nessuna tutela, anzi tutt’oggi pagano un caro prezzo per il fallimento del loro progetto commerciale poiché quell’aggettivo “UNITED” era per loro privo di contenuti.

Le United Victims of Benetton testimoniano che nel 2010 con l’ingresso della concorrenza estera, composta da colossi internazionali, oltre alla crisi economica, si innescò una contrazione delle vendite dei negozi Benetton. In risposta la casa madre replicava con l’impossibilità alla riduzione degli ordini di merci stagionali, provocando l’indebitamento dei commercianti verso la Benetton stessa.

La ricetta proposta dalla Benetton per superare le difficoltà economiche fu talvolta la richiesta di rilancio attraverso l’apertura di nuovi e più grandi negozi, investimenti sempre a carico dei singoli imprenditori.

Tutto ciò invece di produrre benefici economici si tradusse con l’aumento dei debiti degli affiliati che non potendo far fronte a tutti gli impegni si trovarono strangolati tra recessione e rigidità del proprio partner commerciale.

L’affiliazione del cliente al marchio verde non avveniva per mezzo di un contratto scritto, nonostante che le scelte strategiche del business erano tutte in mano alla Benetton. La posizione del negozio, il suo arredamento, la definizione di un budget erano prerogative della casa madre, lasciando intendere al cliente che l’azienda fosse stata al suo fianco durante tutto il percorso commerciale.

Al presentarsi dei problemi economici però la Benetton fece tutt’altro che supportare il cliente che invece fu letteralmente abbandonato al suo destino.

La maggior parte di questi imprenditori hanno investito tutto il loro denaro ed il loro tempo per la causa Benetton e l’epilogo a loro riservato li rende privi di ogni possibilità di recupero. Molti di essi sono falliti ed hanno perso anche la loro prima casa il che potrà far immaginare il loro livello di disperazione.

Report ha tentato di conoscere la versione dei fatti della Benetton, ma pur presentandosi al loro quartier generale, con una rappresentanza di ex negozianti, non hanno avuto nessuna accoglienza.

Allo stato attuale risulta che i giudici hanno sempre dato ragione a Benetton, poiché se il processo si riconduce al mero rapporto di distribuzione di merci che, se non pagate, a fronte di un decreto ingiuntivo, la strada del processo è segnata. Se invece si vuole capire il perché le fatture di forniture di merci non sono state pagate, possiamo dire che tale approfondimento da parte del Tribunale non sia mai stato fatto.

Tali approfondimenti, sono venuti meno anche in circostanze evidenti come la testimonianza resa dell’ex negoziante Benetton, Giuseppe Girgenti. Lo stesso dichiara di aver pagato di più di quanto dovuto e ciò nonostante avrebbe ricevuto un decreto ingiuntivo da parte di Benetton.

A parere del noto avvocato Ugo Ruffolo, tra i massimi esperti di abuso di dipendenza economica, si sarebbe consumato un abuso dei rapporti contrattuali di fatto, abuso della buona fede, poiché il rapporto commerciale si sarebbe dovuto regalare per mezzo di un contratto quadro.

L’avvocato asserisce inoltre che  una delle due parti (il negoziante) è legata manie e piedi al fornitore che gli dice cosa fare, cosa comprare e a che prezzo.

Alla fine l’unica cosa scritta che esiste sono due pagine di condizioni generali di vendita che regolano l’utilizzo del marchio Benetton da parte del negoziante.

L’avvocato Ruffolo rileva inoltre che su tali condizioni generali di vendita sembrerebbe concesso l’utilizzo del marchio senza  nessuna garanzia ne di durata ne di profitto, tanto che è il negoziante stesso che con la sottoscrizione delle condizioni, dichiara di non avere nessun diritto.

Lo stesso Luciano Benetton, nel 2017 nel riprendere le redini e la gestione della società, definisce la gestione passata come malavitosa, anche se non in senso criminale, scaricando ogni responsabilità sui managers, come recentemente fatto anche nel caso autostrade.

Benché Report lo abbia richiesto, Benetton non ha concesso  una intervista per fornire la sua versione dei fatti, ma scrive al noto programma,  rigettando ogni accusa delle United Victims of Benetton. Precisa in particolare che non sono mai stati imposti i quantitativi di merce da ordinare ne specifici investimenti da effettuare da parte del negoziante.

Report conclude che sarebbe opportuno che le parti si confrontassero sulle vicende accadute se si vuole lanciare un salvagente a questi negozianti che hanno creduto nel marchio Benetton mettendoci impegno, passione, tempo e tutto quello che avevano risparmiato nella vita.

FONTE: Rai

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