Proprio in questi giorni è uscito in edicola il nuovo libro di Mario Giordano dal titolo Dynasty, praticamente un racconto sulle grandi famiglie italiane protagoniste, nel bene e nel male, della storia economica del Belpaese. Nella sua ricostruzione giornalistica, l’autore non risparmia non risparmia nessuno: dagli Agnelli, ai Del Vecchio, ai De Benedetti, fino ai Benetton, vengono raccontati intrighi, faide familiari e lati oscuri che, spesso, hanno avuto ricadute pesanti su tutta la società.
Un racconto definito feroce, in cui si dipinge l’élite imprenditoriale italiana come una cerchia di imprenditori rapaci e intoccabili, ma, a volte, persino incapaci di gestire tanto potere o di trasmettere alle seconde generazioni imperi economici costruiti con ogni mezzo.
La parte del libro sui Benetton verte sul paradosso di una dinastia imprenditoriale che, pur avendo puntato gran parte del successo sulla comunicazione, si è rivelata incapace di comunicare proprio nel periodo più difficile della sua storia, vale a dire dopo la tremenda vicenda del Ponte Morandi che tutti, purtroppo, conosciamo. Ci voleva Mario Giordano per squarciare questo velo di ipocrisia?
La crisi dinastica del marchio Benetton raccontata nel libro di Mario Giordano
Non solo la vicenda del Ponte Morandi, in Dynasty, Mario Giordano analizza il declino della famiglia Benetton, evidenziando le difficoltà imprenditoriali di Luciano Benetton e le contraddizioni nella gestione del figlio Alessandro. Mario Giordano sottolinea come, di fronte ai problemi finanziari e ai tagli al personale, la famiglia abbia cercato di proteggere i propri privilegi con strategie contabili, piuttosto che affrontare la crisi con trasparenza.
In particolare, secondo la ricostruzione del giornalista, il manager Gianni Mion avrebbe criticato duramente la famiglia Benetton, accusandola di essere interessata solo al denaro. Sul fronte imprenditoriale, la situazione è critica: il marchio Benetton, un tempo centrale, è ormai marginale, rappresentando meno del 2% del fatturato del gruppo. Questo declino avrebbe portato Luciano Benetton a lasciare la guida dell’azienda il 25 maggio 2024, lasciando le redini ad Alessandro.
Tuttavia, nel libro di Giordano, Alessandro viene descritto come una figura ambigua: nelle interviste si mostra sensibile e attento, ma le intercettazioni della Procura di Genova rivelano che, durante la tragedia, la sua unica preoccupazione era il denaro, definito addirittura “sacro”. Secondo la ricostruzione di Dynasty, anche i manager del gruppo lo avrebbero criticato pesantemente, accusandolo di essere inefficace e arrogante. Persino Gilberto Benetton, fratello di Luciano, avrebbe sconsigliato di affidargli la presidenza, ma il consiglio, evidentemente, non è stato seguito.