Ieri sabato 25 maggio abbiamo visto apparire sulla maggior parte delle testate nazionali la notizia o, meglio, il grido di allarme, che il fondatore del gruppo Benetton ha lanciato.
Si leggono negli articoli dei quotidiani accuse pesanti rivolte al management, ovvero rivolte l’amministratore delegato della Benetton Group srl, Massimo Renon, uomo che viene dalla “montagna scarpe grosse cervello finoâ€. Così viene descritto da Luciano Benetton.
Da quanto dichiarato dal Sig. Luciano Benetton, sarebbe emerso solo in questi giorni un buco di bilancio pari a 100 milioni di euro relativo all’esercizio 2023.
Sembrerebbe, sempre a quanto dichiarato che questo disequilibrio finanziario non sia mai emerso durante i vari Consigli di amministrazione, accusa pesante rivolta al management.
Una notizia del genere, letta dai commercianti bistrattati, non può che non far venir in mente quanto dichiarato dallo stesso ancora nel 2017, questa è la fonte, dove il patron Luciano Benetton annunciava la discesa in campo, deluso da un management che aveva posto in essere metodologie di gestione aziendali “malavitoseâ€
Un po’ tutti, non solo gli iscritti al comitato UCB, si ricorderanno anche delle prese di distanza dagli allora azionisti di autostrade, (famiglia Benetton), dal management di Autostrade, all’indomani della tragedia del ponte Morandi.
Tutti questi eventi ci devono però condurre ora a trarre dei bilanci sulle capacità imprenditoriali di questa nota famiglia trevigiana.
Proprio in queste ora veniamo raggiunti dai nostri utenti che ci chiedono un parere sulla vicenda e soprattutto si interrogano.
“Ma come è possibile che una famiglia di imprenditori ed in particolare il proprio uomo di spicco, Luciano Benetton, siano così ingenui da incappare sempre in scelte manageriali sbagliate?â€
“E ancora… come mai nonostante tutti questi errori, perpetrati nel tempo, il patrimonio di questa famiglia cresca di anno in anno sempre di più?
Alcuni degli associati sono convinti che questo è un atteggiamento collaudato da decenni da parte dalla famiglia Benetton. Ci raccontano che negli anni duemila le scarse performance dei punti vendita Benetton, venivano attribuite alla incapacità dei gestori dei negozi, e poi se questi fossero stati degli agenti di zona, allora anche loro non erano in grado di gestire al meglio i negozi ad insegna Benetton.
Negli ultimi anni però la distruzione commerciale del tessile è stata modificata drasticamente, i commercianti per lo più sostituiti da strutture Retail, direttamente controllate dal quartier generale di Ponzano Veneto.
A rigor di logica, ora una gestione diretta non può che far ricadere eventuali responsabilità su sé stessi, ed invece ora gli unici responsabili sono i managers.
In conclusione, i commercianti UCB rimangono ancora una volta con la bocca amara, leggendo il commento proprio di Luciano Benetton, il quale asserisce che questi managers nel tempo hanno allontanato figure professionali legate alla azienda da anni, ritenute affidabili e capaci. (intendeva anche commercianti ed agenti?)
Al loro posto nuovi manager presi da contesti molto diversi da Benetton, un salto nel buio, che solo oggi viene dichiarato come “erroreâ€.
Non ci resta che seguire il naturale evolversi della vicenda, sperando che la saggezza, l’equilibrio ed il buon senso prevalga nelle scelte.
Speriamo che a causa del risanamento delle finanze della Benetton, non ne facciano le spese i lavoratori del Trevigiano, come successe ai commercianti UCB, che a tutt’oggi non hanno rimarginato le proprie ferite fatte di fallimenti e chiusure di negozi.
FONTE : QUI
Bisogna distinguere, secondo me, Luciano padre dal figlio che, come tutti i moderni rampanti ha un’idea di imprenditoria molto più feroce ed aggressiva, basata sulla finanza e non sul prodotto.
Luciano ERA prodotto.
Oggi sono SCARTOFFIE, scatole cinesi, passaggi societari in cui l’unico obiettivo è arricchirsi, non importa come.
Luciano, nonostante gli errori che può aver fatto, non era e non è così e non vede affatto di buon occhio la nuova gestione ma dovrebbe mettersi contro il suo pupillo e non lo vuole fare.
Lo capisco, è pur sempre suo figlio.